Trasformare l’economia
Fonti culturali, modelli alternativi, prospettive politiche
È possibile cambiare il sistema politico attuale? Esso è tanto un complesso di pratiche e di tecniche, quanto una cultura diffusa, radicata nel mito dell’homo oeconomicus. Chiunque non sia ipnotizzato dalla propaganda neoliberista vede che il capitalismo globale è nocivo all’umanità e alla natura. Quella che però sembra ancora impossibile da vedere è la via per il cambiamento del sistema. Il libro individua questa via nell’interazione di tre svolte essenziali.
La prima è la svolta spirituale che conduce oltre il mito del capitalismo e scaturisce dall’incontro tra le sapienze antropologiche delle culture del mondo. Ciascuna di esse coltiva la memoria della dignità umana e la loro convergenza sa dare senso e orizzonte all’impegno per cambiare società.
La seconda svolta è metodologica e implica la riorganizzazione dell’economia. Un nuovo pensiero a riguardo potrà fiorire grazie all’apporto dei modelli alternativi sia al capitalismo che al socialismo reale. In queste pagine sono esaminati il paradigma delle relazioni di dono, la visione economica di Gandhi, la concezione islamica, l’economia di comunità voluta da Adriano Olivetti, la bioeconomia di Nicholas Georgescu- Roegen, la prospettiva della decrescita ideata da Serge Latouche, l’economia di comunione di Chiara Lubich, l’idea di economia civile delineata da Luigino Bruni e da Stefsano Zamagni, il progetto di un’economia del bene comune elaborato da Christian Felber, i percorsi dell’economia solidale e partecipativa intrapresi dall’azione di movimenti e associazioni di base. Nella convergenza tra questi modelli affiora il profilo di un’altra economia.
L’ultima svolta è culturale e politica. È la svolta che si nutre del potenziale motivazionale di un’etica del bene comune e della forza trasformativa di una politica che sviluppi la democrazia attraverso la prassi della giustizia restituiva dei diritti. A quanti non vogliono rassegnarsi a subire la situazione esistente questo libro propone una via inedita di cambiamento, che permetta alla società di respirare e all’economia di servire tutta l’umanità senza distruggere la natura.
Indice
9 Introduzione
. Un fallimento egemonico
21 Non una crisi, ma un collasso
29 Un progetto di egemonia
37 Il sistema dell’irrealtà
43 Le radici “cristiane” del capitalismo
50 L’economia della salvezza
59 I molti inizi della modernità
70 Con lo sguardo di Francesco
79 Religione o nichilismo?
. La svolta spirituale: crescere in umanità
97 Le salienze antropologiche del mondo e l’esperienza dell’umano
104 Persona e democrazia: la tradizione occidentale
107 Nella comunione dell’amore: la tradizione cristiana
108 Nascere nella responsabilità: la tradizione ebraica
112 La dignità è nel servizio: la tradizione islamica
114 Appartenenza e comunità: la tradizione africana
116 L’umanizzazione come liberazione: la tradizione latino-americana
118 Meditazione e compassione: la tradizione buddista
121 Nell’ospitalità del Nulla: la tradizione giapponese
122 Risalire all’armonia: la tradizione indiana
124 Integrità e mediazione: la tradizione cinese
126 I tratti essenziali dell’umano
. La svolta metodologica: per un’integrazione tra i modelli di economia alternativa
135 Il paradigma delle relazioni di dono
147 L’economia gandhiana della trusteeship
164 La concezione islamica
170 L’economia di comunità
185 Bioeconomia e movimento per la decrescita
198 Economia di comunione ed economia civile
214 L’economia del bene comune
230 L’economia solidale e partecipativa
238 Cambiare metodo: una prospettiva integrata
. La svolta culturale e politica
251 Coralità e senso del riguardo
257 L’etica della dignità e del bene comune
270 La giustizia restitutiva
281 Sulla forza dell’educazione
285 Il progetto politico
297 Conclusione
305 Bibliografia
Il mito fondatore non già direttamente del capitalismo, ma dell’antica mentalità occidentale rappresenta l’uomo come colui che deve sacrificare e sacrificarsi per sopravvivere e stabilire il suo dominio, per quanto può, su un ambiente che gli è ostile.
[…] l’homo oeconomicus riconosce nel capitale un valore a sé stante. Egli si svuota, perdendo coscienza di se stesso e contatto con la realtà, per fissare il suo sguardo su questo valore-a-sé. Tale dedizione totale lo differenzia dal soggetto narcisista, che rispecchiandosi almeno identifica il valore-a-sé nella propria immagine. L’homo oeconomicus non si specchia e non vede neppure la propria immagine. Non tanto perché vede solo il denaro, quanto perché vede tutto secondo il denaro, che quindi è molto più di un misuratore del valore dei beni e del lavoro: è la luce che fa “vedere” ogni cosa.
Estratti, pp. 85, 86.